TRIESTE – Sin da quando la data di questo concerto era stata annunciata, si era capito che la sala sarebbe stata presa d’assalto dallo scatenato pubblico delle grandi occasioni, e proprio per questo motivo la platea è stata sgomberata dalle sedie per lasciare posto a chi avrebbe voluto ballare senza sosta.
Ray Gelato assieme ai suoi Giants è ritornato a Trieste dopo un’assenza durata un bel po’ di tempo ed è stato davvero un grande evento!
Proprio al Teatro Miela era passato, all’inizio della sua carriera, venticinque anni fa, quando cominciava a muovere i primi passi nell’universo musicale.
Quindi, assolutamente dovuto un concerto a casa nostra, per questo tour celebrativo del quarto di secolo di attività, occasione che giustamente il Miela ha colto al balzo, come sempre sa fare portando nella propria struttura nomi di rilievo per serate che contano.Ray Keith Irwin (questo il vero nome di Ray Gelato, classe 1961, britannico e non americano come si potrebbe pensare) ha regalato per una sera il gusto dell’atmosfera dei club d’oltre oceano, quelli di diversi decenni fa, visti nei film americani che ci hanno fatto sognare, quelli delle piccole orchestrine guidate dai grandi maestri dello Swing, del Jazz e dei Crooner.
Anche il dress code (d’obbligo in questo caso) viene rispettato, ed ecco quindi  eleganti completi indossati da tutti i presenti sul palco, in contrasto però nel colore, dove il blu spetta ai musicisti ed il marrone per il front man, in modo da farne risaltare la presenza e sottolinearne il suo ruolo.

Tanti i brani conosciuti e inseriti in scaletta come Carina, Just a Gigolò e Torero, ma anche A Pizza You, Bar Italia e The Celebrity Club, tutti suonati con affiatamento e maestria dai sei elementi della band, tra i quali ritroviamo il contrabbassista Manuel Alvarez, il batterista Marti Elias e Gunther Kurmayr al pianoforte, tutti già visti con il Ray Gelato Quartet per l’edizione 2016 del Muggia Jazz Festival.

L’indiscusso leader della scena cattura l’attenzione e diverte, si alterna tra sassofono e microfono muovendosi sul palco con il braccio piegato mentre le dita schioccano e tengono il tempo.
Fosse per lui, non scenderebbe mai dal palco.
Alla fine bagno di folla nel foyer per autografi e foto di rito.

Cristiano Pellizzaro per RadioCityTrieste

Foto di Fabrizio Caperchi (www.lanouvellevague.it)