© Simone Di Luca

PALMANOVA – Come si poteva prevedere alla fine della serata eravamo tutti in piedi a saltare e battere le mani sulle note di Una musica può fare ma, però, senza mai abbandonare il posto che ci era stato assegnato e che obbligatoriamente dovevamo mantenere.
Per tutto il concerto ci siamo trattenuti dall’esplodere di entusiasmo e divertimento a causa delle regole che purtroppo conosciamo fin troppo bene, ma confidiamo che prima o poi riusciremo a mandare a farsi friggere questo Covid19!
Ad ogni modo nessuno meglio di Max Gazzè poteva chiudere la XXIV edizione di Onde Mediterranee, rassegna che si congeda dal pubblico in modo elegante e raffinato con uno dei cantautori italiani più noti ed amati dei nostri giorni.
Dopo i saluti di inizio serata da parte di istituzioni e organizzazione, che hanno raccontato i disagi e la disperazione della scorsa primavera quando ancora gli spettacoli non erano nemmeno ipotizzabili , ecco aprirsi le danze con un’artista di supporto. Caterina Cropelli, in arte solamente Caterina, nota al pubblico televisivo per aver partecipato ad una delle recenti edizioni di X Factor, che ha il piacere di presentare al pubblico il suo omonimo disco di debutto, intrattenendo gli spettatori per una ventina di minuti circa eseguendo una manciata di brani tra cui anche Duemilacredici, brano da cui è stato estratto anche un videoclip.
Poi arriva il momento di Max Gazzè che, per questo tour, ha deciso di lasciare spazio in scaletta anche a brani che non erano mai stati eseguiti live prima d’ora come Gli anni senza un Dio (dal disco Contro un’onda del mare del 1996), oppure La cosa più importane, brano del 2010 eseguito in concerto solo in occasione del tour del disco Quindi?.
Ovviamente non sono mancati i brani famosi, quelli che conosciamo molto bene e che ci hanno fatto apprezzare la sua coraggiosa e sperimentale vena compositiva, con audaci sonorità retrò anni ’70 di tastiere, synth e moog, ed inaspettate incursioni di fiati e schitarrate in sottofondo.Elementi non convenzionali  per un genere musicale “di massa” e riproposti live in questa serata rispettivamente dal maestro Clemente Ferrari, Max Dedo e Davide Aru.
Un esempio su tutti l’esecuzione del brano La favola di Adamo ed Eva eseguita con un finale dilatato (senza annoiare o essere di troppo), che seguendo la strada indicata dall’assolo di un magnifico trombone sorretto dai ricami sonori di tastiere e chitarra, si è evoluto attraverso Dub, Jazz e Chill Out prima di concludersi.
Prima della chiusura c’è spazio anche per una brano proveniente da una delle sue collaborazioni: Vento d’estate (realizzato con Niccolò Fabi), ed eseguito assieme alla già citata Caterina richiamata sul palco per l’occasione.

© Simone Di Luca

Gran finale, come detto all’inizio, con Una musica può fare, quella in cui i versi recitano chiaramente “…salvati sull’orlo del precipizio, quello che la musica può fare, salvati sull’orlo del precipizio non ci si può lamentare…”. Penso di non essere affatto azzardato se asserisco che, per chiudere un concerto in questo periodo, non poteva esserci brano più azzeccato.
A tirare la somme, quella che si temeva potesse essere un’estate misera di concerti è stata comunque una stagione ragguardevole sotto questo punto di vista, e questo grazie all’Associazione Culturale Euritmica che per la rassegna Estate di stelle (che già da anni porta grandi nomi musicali in Piazza Grande a Palmanova), ha inserito in cartellone questo bel concerto nell’ambito di Onde Mediterranee, manifestazione che l’anno prossimo festeggerà il suo primo quarto di secolo di vita. Certamente la prossima sarà un’edizione col botto.

Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste

foto di Simone Di Luca