In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni

PALLACANESTRO TRIESTETRAPANI SHARK 87-91 (16-27; 26-20, 19-25, 26-19)
PALLACANESTRO TRIESTE: Toscano Anderson 6, Ross 12, Deangeli 2, Uthof 7, Ruzzier 10, Sissoko 16, Candussi, Iannuzzi, Brown 7, Brooks 2, Moretti 3, Ramsey 20. All. Gonzales.
TRAPANI SHARK: Cappelletti 6, Eboua 7, Notae, Ford 16, Arcidiacono 5, Rossato 2, Alibegovic 6, Allen 21, Pugliatti, Petruccelli 13, Sanogo 6, Hurt 9. All. Repesa.
ARBITRI: Grigioni, Gonella, Noce

TRIESTE – Alla fine, magari, avrebbe anche potuto andare diversamente, con il primo vantaggio triestino in 40 minuti che con pochi secondi da giocare sarebbe probabilmente stato anche definitivo.
Ma tutto sommato è andata come gli dei del basket hanno deciso, giustamente, che andasse, consegnando i due punti alla squadra che è più pronta, più determinata, più cinica nello sfruttare in modo letale ogni minima occasione che le si presenta (od offerta su un piatto d’argento).Trapani controlla a piacimento praticamente per tutto l’incontro, resistendo con le unghie e con i denti alle due fiammate triestine nelle parti finali del secondo e del quarto quarto, ricacciando in modo razionale (e talvolta con una discreta dose di fortuna) i biancorossi a distanza di sicurezza.
Per il resto riesce ad entrare nella difesa triestina come una lama calda nel burro, andando spesso in contropiede a concludere tre contro zero ma riuscendo anche a riassestare il proprio gioco quando capisce che, con uno 0 su 5 iniziale, non sarebbe stata la serata giusta da tre punti.
Trapani approfitta delle continue amnesie della squadra di Gonzalez negli aiuti ed inizia con continuità a batterla nell’uno contro uno, prendendosi una quantità abnorme di tiri dal mid range non contrastati e dunque ad altissima percentuale di realizzazione soprattutto con Allen, ma riuscendo in moltissime occasioni ad andare addirittura al ferro a difesa triestina schierata con Ford, un prepotente Eboua e, nel finale, con uno scatenato Petrucelli: alla fine la squadra di Repesa conclude con un eloquente 71% da due, con ben 45 tiri presi.
Che la difesa fosse l’aspetto più preoccupante per Trieste si era già ampiamente capito praticamente in tutte le partite disputate in pre season.
C’è ancora moltissimo da lavorare per affinare l’intesa di un impianto tutto nuovo e che pare ancora molto lontano dalla perfezione.
Ciò che lascia maggiormente interdetti, però, è l’inattesa farraginosità dell’attacco, i tiri presi negli ultimi 5 secondi di azione così lontani dalla consuetudine e dalla natura di questa squadra, le azioni statiche, con poco movimento e molta indecisione che poi porta ad improvvisare, forzare, tirare fuori ritmo o prendendosi conclusioni fortemente contrastate.
Trieste, a detta di tutti coloro che l’hanno analizzata finora, sembra molto sbilanciata in avanti, dovrebbe essere pronta a compensare i troppi punti subiti con una facilità di andare a canestro in molti modi diversi.
Ma con Trapani dimostra di soffrire oltremodo le difese aggressive e molto fisiche, com’era ad esempio successo contro l’Olimpia Lubiana.
Ovviamente gran parte del merito va agli uomini di Jasmin Repesa, capaci di difendere mani addosso a tutto campo praticamente per 40 minuti, quanto basta per mandare in confusione l’attacco giuliano soprattutto quando più conta, quando arrivati punto a punto in prossimità del quarantesimo inducono Trieste a commettere due clamorosi errori nelle rimesse in attacco che avrebbero potuto fruttare il sorpasso o perlomeno il pareggio.
Aggiungiamoci che, difendendo in modo così aggressivo, Trapani finisce per commettere una quantità enorme di falli, ben 29, concedendo perciò molto presto il bonus ad una Trieste che però, su 24 tentativi dalla lunetta, riesce a sbagliarne addirittura 8 non arrivando perciò al 67%.
Quando perdi di 5, il calcolo è presto fatto.
Fra i singoli, c’è ben poco da salvare. JTA, -2 di valutazione, è chiaramente ancora sofferente alla caviglia, probabilmente si è allenato poco ma è troppo lento in difesa, quasi indolente talvolta, e troppo poco atletico in attacco per essere il vero Juan Toscano Anderson.
C’è solo da aspettarlo, arriverà, a patto che lavori con concentrazione sull’infrazione di passi in partenza, commessa per ben 3 volte in 21 minuti: d’accordo che negli Stati Uniti è legale, ma qui le regole sono diverse e ci si sarebbe aspettati da lui maggiore metabolizzazione delle regole nei due mesi e passa ormai trascorsi in Europa. A tenere a galla il carrozzone biancorosso ci pensano soprattutto in due: Jami’us Ramsey e Mady Sissoko.
Il primo, pur rimanendo un po’ avulso dal gioco fungendo da variabile impazzita nell’organizzazione triestina, almeno è molto efficace in un campionario molto vario di conclusioni da ogni distanza: è lui l’anima delle due rimonte triestine, uno dei pochi a tenere in difesa anche nell’uno contro uno.
Il centro, dal canto suo, vince la temuta sfida con il celebrato pari ruolo e connazionale in maglia bianco-amaranto.
Il duello ad alta quota con Sanogo (6 punti e 4 rimbalzi in 12 minuti) è nettamente vinto dal maliano triestino, autore di una doppia doppia da 16 punti e 11 rimbalzi con l’86% da due ed il 100% ai liberi, conditi da prepotenza nel pitturato su entrambi i lati del campo.
Il rovescio della medaglia è costituito dalla quantità di minuti nei quali è stato costretto a rimanere sul parquet, 25, molto più a lungo di quanto pianificato dal coach per preservarlo in vista di un mese di ottobre da una partita ogni tre giorni.
Francesco Candussi, però, non regge l’impatto con la partita, viene brutalizzato in difesa dai lunghi trapanesi e non incide in alcun modo in attacco.
Probabilmente gli si chiede qualcosa di diverso ad un livello maggiore rispetto all’anno scorso, aggiungiamoci che quella con Trapani non era davvero la partita più adatta alle sue caratteristiche, in ogni caso rimane sul parquet solo 3 minuti nel primo tempo per poi venir bruscamente avvicendato e mai più rimesso in campo.
E dunque, ci risiamo: in assenza di Sissoko, che prima o poi deve rifiatare ogni tanto, Gonzalez si deve inventare soluzioni alternative sotto canestro, dove schiera a rotazione Uthoff, Brooks e Toscano Anderson, che però là sotto sono fuori ruolo ed inadeguati per caratteristiche fisica contro i centri naturali.
Prestazione incolore da parte di tutti gli altri, troppo altalenanti nell’arco dei 40 minuti e mai decisivi, eccettuati i due buzzer beater a fine secondo e terzo quarto di Colbey Ross che riavvicinano Trieste a portata di rimonta completata, rimonta che rimarrà comunque una chimera soprattutto per i meriti dei siciliani.
Non deve ingannare, infine, il sostanziale pareggio a rimbalzo e nelle palle perse: in entrambi i casi le statistiche si riequilibrano solo negli ultimi due-tre minuti di gioco, rimanendo invece a lungo, per quasi tutta la durata dell’incontro, fortemente sbilanciate a favore degli ospiti.
Al Palatrieste ci sono più di 6000 spettatori ad assistere all’esordio in campionato, l’atmosfera è quella consueta, così come l’applauso finale di incoraggiamento.
La strada è appena iniziata, da qui si può solo crescere e migliorare, con la consapevolezza che, pur giocando una partita sotto standard, con molti punti critici da studiare ed affinare, sia stata sfiorata un’impresa contro una squadra, ad oggi, nettamente più avanti, recuperando svantaggi che stavano diventando una vera e propria deriva e finendo con un divario molto contenuto rispetto a quello che stava maturando solo al 35esimo.
Ora la squadra ha una notte ed una mattina per sbollire la rabbia e capire gli errori, domenica pomeriggio è previsto un allenamento leggero e poi tutti in Germania per l’esordio europeo a Wurzburg.
D’ora in poi, peraltro, la squadra dovrà adattarsi a migliorare giocando: il ritmo degli impegni è ora incessante, ed impedirà di fatto di allenarsi con un’altra trasferta lunghissima sul difficilissimo campo di Napoli sabato prossimo. Ma il mantra del coach è chiaro: una partita alla volta, a Napoli si penserà da giovedì mattina.

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Crediti: foto Panda Images
Ph. Antonio Barzelogna