In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni

PALLACANESTRO TRIESTECEDEVITA OLIMPIJA LUBIANA: 66-80

Pallacanestro Trieste: Toscano Anderson 8, Martucci n.e., Ross 0, Cinquepalmi n.e., Deangeli 0, Uthoff 0, Ruzzier 3, Sissoko 8, Candussi 10, Brown 15, Brooks 3, Ramsey 19. Allenatore: I. Gonzalez. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.
Cedevita Olimpija Lubiana: Stewart 9, Gibson 10, Girard 13, Radovic 2, Nikolic 6, Brajkovic 0, Houindo 0, Blazic 2, Cerkvenik 8, Skara 10, Chougkaz 12, Daneu n.e., Kennedy 8.  Allenatore: Z. Mitrovic. Assistenti: D. Adzic, D, Damjanovic, G. Nachbar.

Progressivi: 21-19 / 40-41 // 56-62 / 94-81
Parziali: 21-19 / 19-22 // 16-21 / 25-19.

Arbitri: Wasserman, Pellicani, Roiaz.

TRIESTE – Confronto duro fra Pallacanestro Trieste e Olimpia Lubiana, con l’asticella che continua ad alzarsi progressivamente in queste due settimane che porteranno all’esordio in campionato ed al tuffo in Europa.
Lubiana si rivela un avversario tosto, del resto la fresca qualificazione alla stagione regolare di Eurocup dà l’esatta misura del lignaggio della squadra slovena. Avversario perfetto, dunque, per testare il grado di progressione del percorso di metabolizzazione delle nuove metodologie di allenamento, dei giochi offensivi, delle soluzioni difensive, dell’integrazione dei nuovi arrivati e della comprensione da parte dei rookies americani per la prima volta in Europa della nuova situazione nella quale sono stati catapultati, così lontana (non solo in miglia) dalla pallacanestro alla quale erano abituati fino a ieri.Fisicità ed organizzazione, velocità ed esperienza dei lubianesi mettono veramente a dura prova gli uomini di coach González, che comunque reggono il confronto almeno finché, nell’ultimo quarto, fiato e gambe cominciano a diventare il vero avversario per i biancorossi, che finiscono la partita letteralmente in apnea.
C’è da dire che, una volta che Lubiana piazza l’allungo decisivo fra la terza e la quarta frazione, Trieste decide che l’obiettivo principale sia quello di evitare infortuni e non si danna troppo l’anima per recuperare un risultato dall’importanza non certo fondamentale.
Come è normale che sia in pre season, il rendimento fra una amichevole e l’altra può mostrare evidenti segni di discontinuità, con un andamento sinusoidale che stavolta porta in dote una inedita asfitticità offensiva dopo tre partite in cui andare a canestro era stato di gran lunga il problema minore per Trieste.
Contro l’Olimpia, d’altro canto, i biancorossi migliorano vistosamente in difesa, senza troppa continuità ma con sprazzi di grande efficacia.
Nella metà campo difensiva vi sono comunque ancora ampi margini di miglioramento, specie nei close out sul perimetro, in particolare sui due angoli dai quali i tiratori sloveni imperversano pressoché indisturbati.
Qualche amnesia, sempre più rara, anche nella difesa sui tagli backdoor, che avevano costituito il tallone d’Achille una settimana fa con gli altri sloveni dell’Ilirija.
Ma in generale nella propria metà campo, almeno per trenta minuti, Trieste regge l’urto di un attacco ospite dotato di moltissime soluzioni sia da fuori che nell’attacco al ferro. Anche se rimangono numerosi i rimbalzi offensivi concessi, la sfida sotto le plance è sostanzialmente equilibrata.
Molti più problemi, invece, in attacco: complice naturalmente l’arcigna difesa slovena, capace di leggere perfettamente i giochi degli avversari e di contestare di conseguenza sia i tiri da oltre l’arco (sono moltissime, di conseguenza, le forzature anche fuori ritmo) che i tentativi di attacco al ferro, Trieste ha le armi un po’ spuntate e segna davvero molti meno punti rispetto a quelli che teoricamente avrebbe nelle mani, Ramsey, dopo un inizio choc da cinque errori consecutivi, per direttive della panchina viene costantemente cercato e messo in ritmo dai compagni finché, finalmente, si sblocca con un paio di serie da tre punti.
L’ultimo arrivato in casa giuliana (il primo a firmare il contratto, l’ultimo a scendere dalla scaletta dell’aereo) è forse la nota più positiva della serata: dopo un paio di settimane a Trieste, smaltito il jet lag, conosciuto più a fondo ambiente e compagni, Jami’us appare visivamente più a suo agio, talvolta è ancora un po’ avulso dal gioco ed è costretto dalla situazione a forzare o prendersi iniziative estemporanee, ma in generale viene costantemente cercato dai compagni che lo mettono in ritmo e lo accompagnano nel suo primo ventello in biancorosso, top scorer per i suoi anche se con percentuali di tiro complessive ampiamente sotto il 40%.
Buono, come sempre, l’impatto di Toscano Anderson, sebbene anche lui tenda a rendere più soft i ritmi verso il finale della partita.
L’ex Warrior dimostra comunque una classe ed una consapevolezza dei propri mezzi che lo impongono come uno dei leader naturali della squadra, ruolo che diverrà progressivamente più marcato con il passare delle settimane e che condividerà con un Markel Brown solido e come di consueto molto determinato.
Non è difficile vederlo incitare o arringare i compagni in campo (specialmente Sissoko) con spiegazioni e suggerimenti che lo rendono un autentico punto di riferimento, una specie di coach giocatore.
Anche Mady Sissoko conferma che la verticalità quest’anno non sarà un problema. Il maliano, già di per sé dotato di una a apertura alare di 223 centimetri, salta con grande tempismo ed è dotato di buona personalità nel presidio del pitturato e soprattutto nella lotta a rimbalzo.
Viene cercato dai piccoli con passaggi profondi nel cuore dell’area, e quando il buon Mady riesce a ricevere in quella posizione tendenzialmente va violentemente al ferro.
Verticalità che si coniuga talvolta con difficoltà di controllo in volo, che si traducono in atterraggi non proprio morbidi del corpaccione sul parquet. Anche stavolta il centro biancorosso è capace di centellinare con giudizio i falli, limitando completamente quelli più ingenui che costituivano il peggior timore su di lui.
Il suo backup Francesco Candussi, a cui viene concesso maggiore minutaggio, contro l’Olimpia sembra in evidente progresso fisico, sebbene prediliga incrociare ben lontano dal canestro: Gonzalez decide allora di sperimentare soluzioni alternative con l’utilizzo alternato di Uthoff, Brooks e Toscano Anderson nel ruolo di “falso pivot”, scelte dettate più dalla mancanza di alternative che dalla reale credibilità dei tre sotto il ferro con continuità superiore alle due-tre azioni.
Contro Lubiana manca completamente l’apporto offensivo di due elementi solitamente molto prolifici: Colbey Ross esegue un solo tiro oltretutto sbagliandolo, Jarrod Uthoff torna in panca con una virgola frutto di numerose spadellate sia da sotto che da fuori.
Prestazione offensiva per entrambi talmente inusuale da poter legittimamente ritenere che, bruciato il bonus, già a Vitoria torneranno ad essere i punti di riferimento in attacco.
L’assenza contemporanea di Moretti e Iannuzzi regala tanti minuti a Lodo Deangeli, che si danna l’anima come di consueto in difesa ma non incide in alcun modo nell’altra metà campo.
Solida, infine, la prestazione di Michele Ruzzier, che dimostra di non avere rivali nel mettere in ritmo i compagni con numerosi assist, qualcuno dei quali anche piuttosto spettacolare.
Un passo alla volta: martedì prossimo seconda trasferta in due preseason consecutive sul prestigioso parquet di Vitoria contro il Baskonia, che anche in questa stagione parteciperà all’Eurolega.
E poi inizierà la discesa verso la prima di campionato ed un primo mese di impegni super ravvicinati che impediranno di fatto di svolgere allenamenti con continuità ed imporranno anzi di preparare le partite dal punto di vista tecnico essenzialmente tramite l’analisi video (che però in questa prima fase di stagione diranno abbastanza poco specie relativamente alle numerose squadre profondamente rinnovate).
Almeno fino a metà novembre, l’unica possibilità di crescita sarà costituita dalle partite, con tutti i rischi che ne conseguono.
L’esperienza del coach in situazioni di questo genere (e quella di Francesco Taccetti, che le ha vissute a Brescia) sarà indispensabile.
Appare dunque evidente come ci sia la pressante necessità di smussare angoli e progredire nella chimica di squadra mettendo a frutto ogni singola ora di allenamento da qui al 4 novembre

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Crediti: foto Panda Images
Ph. Antonio Barzelogna