In collaborazione con TSportintheCity – articolo di Francesco Freni
PALLACANESTRO TRIESTE – DINAMO SASSARI: 92-76
Trieste: Paiano, Obljubech 2, Ross 11, Kelley 6, Deangeli (k) 5, Uthoff 16, Campogrande, Candussi 13, Brown 11, Brooks 6, McDermott 7, Johnson 15.
Allenatore: Jamion Christian. Assistenti: Francesco Taccetti, Francesco Nanni, Nick Schlitzer.
Sassari: Cappelletti 8, Bibbins 3, Weber 5, Trucchetti, Fobbs 16, Tambone 8, Veronesi 2, Vasselli, Bendzius (k) 16, Vincini 7, Thomas 11, Gazi n.e.
Allenatore: Massimo Bulleri Assistenti: Massimiliano Oldoini.
Progressivi: 21-22 / 49-37 // 72-58 / 92-76
Parziali: 21-22 / 28-15 // 23-21 / 20-18
Arbitri: Paternicò, Baldini, Nicolini.
VERONA – A pochi chilometri dall’autostrada del Brennero, una delle principali vie che dall’Italia portano in Europa, la Pallacanestro Trieste si conquista, prima di ogni altra cosa, il diritto a tornare a calcare i parquet internazionali, conseguenza di un sesto posto frutto di diciotto vittorie in trenta partite che costituisce un altro record da più di 25 anni a questa parte.
Un ruolo di centralità che, assieme alle due squadre di pallanuoto giuliane, torna dopo decenni a dare respiro alla vocazione continentale che da sempre ha caratterizzato questo ultimo lembo d’Italia.
Non che la giornata più lunga sia iniziata, tanto per cambiare, sotto i migliori auspici. Contro Sassari, infatti, la Pallacanestro Trieste parte nuovamente menomata nel roster: a Michele Ruzzier, la cui assenza era stata messa in preventivo, si affianca in tribuna anche Denzel Valentine, vittima di un colpo alle costole subito a Varese che, nonostante il giocatore sia comunque andato a Verona, alla fine ne ha imposto il riposo.
Un bel problema per coach Christian, privato dell’unico playmaker di backup e del giocatore che più di ogni altro ne avrebbe potuto fare le veci (oltre che del potenziale inventore di situazioni di rottura offensiva nei momenti più difficili della gara).
Ma Trieste è in missione, come del resto successo innumerevoli volte nel corso di una stagione che definire sfortunata dal punto di vista fisico è decisamente riduttivo.
La squadra ha sempre dimostrato di essere in grado di riassestarsi, di trovare nuovi equilibri in corsa, nuove soluzioni e, per l’occasione, anche inediti atteggiamenti di gran lunga più giudiziosi da parte di un Colbey Ross ben consapevole della responsabilità che grava sulle sue spalle: il playmaker americano fa girare la squadra con i giri giusti, innesca i tiratori, alza alley up per il nuovo arrivato Kelley (alla fine piazza ben 9 assist) e gestisce in modo intelligente i falli, arrivando pressoché indenne a fine gara.
Ma è l’intera squadra ad affiancarlo nell’approcciare un impegno così importante con un piglio decisamente diverso rispetto alla svagatezza iniziale esibita una settimana fa a Varese.Trieste è cattiva al punto giusto fin dalla prima palla a due, fugge subito nel punteggio, gioca un po’ con l’elastico con il vantaggio, finisce addirittura sotto per pochi secondi nel primo quarto, senza peraltro dare mai l’idea di perdere definitivamente l’inerzia della partita.
Qualche smagliatura difensiva di troppo viene smussata in corso d’opera, e quando i biancorossi si decidono a far valere la loro evidente superiorità nel pitturato Sassari è costretta a limitarsi a cercare conclusioni da lontano con Bendzius e Fobbs (senza peraltro superare il 25%), tenendosi costantemente ben lontana dal ferro.
E’ il momento, verso la fine del primo tempo, che coincide con il vero esordio di Kylor Kelley e delle motivazioni che hanno spinto Mike Arcieri a fargli attraversare l’oceano per questo ultimo scorcio di stagione: il nuovo arrivato, frastornato dal jet lag, con un allenamento nelle gambe con i compagni, in un campionato sconosciuto ed in una atmosfera surreale, intimidisce con la sua sola presenza gli avversari nel pitturato ed anche oltre, verso la linea da tre punti: dotato di leve lunghissime e di elevazione impressionante, cerca sempre la stoppata, che talvolta trova anche senza saltare, costringendo i pochi giocatori sardi che coraggiosamente tentano di penetrare o tergiversano un po’ più a lungo prima di tentare un tiro da tre a cambiare precipitosamente idea, cercando compagni, sfilacciando l’attacco, oppure venendo clamorosamente cancellati.
Ci ha messo cinque minuti, il buon Kylor, per lanciare questo messaggio, e lo ha fatto da perfetto sconosciuto da parte di compagni ed avversari.
Aggiungiamo che il giocatore predilige i viaggi sopra il ferro in alley up (specialità che vede un altro attore protagonista in Colbey Ross, nominato MVP due stagioni fa proprio per la spettacolarità in coppia a Tariq Owens a Varese) e che effettivamente mostra caratteristiche complementari sia a Jayce Johnson che a Francesco Candussi potendo quindi convivere senza problemi con entrambi nei 12, ed ecco che diventa evidente come l’innesto possa effettivamente rivelarsi un grande valore aggiunto nella post season: Miro Bilan ed il suo (efficacissimo) gioco anni ’80 sono avvisati.
La partita scivola via nel secondo tempo, quando naufraga l’estremo tentativo sardo di riaprire l’incontro che aveva permesso nel giro di tre minuti alla formazione di Bulleri di ricucire quasi tutto lo svantaggio di 12 punti con il quale era andata negli spogliatoi (senza però mai arrivare a portata di un singolo possesso).
Trieste fiuta il pericolo a metà terzo quarto, pigia decisamente il piede sull’acceleratore in attacco e punisce in modo letale ogni errore difensivo di Sassari, con il passare del tempo sempre più frustrata e progressivamente meno convinta di potercela effettivamente fare, finendo quasi “pigra” nelle chiusure sui tiratori ed anche a rimbalzo, dove fino a tre quarti gara era riuscita inaspettatamente a prevalere.
Quando il gap scavalla nuovamente la doppia cifra la partita di fatto finisce: Sassari, che abbassa il quintetto e si affida prevalentemente ai suoi italiani, non ha più nè la capacità nè, tutto sommato, la voglia di provarci.
I suoi americani si mettono a scherzare con il pubblico dietro di loro, gli ospiti sono praticamente già all’ultimo giorno di scuola, Trieste li tiene lì tanto per non correre rischi e si pregusta la festa finale.
La partita finisce fra l’entusiasmo del pubblico triestino che ha avuto la pazienza e l’amore per sobbarcarsi 500 chilometri in mezza giornata: ad occhio, poche centinaia di tifosi, rumorosi ed appassionati, ringraziati praticamente uno ad uno da Mike Arcieri, che a fine partita è andato ad incrociarne lo sguardo applaudendo e ringraziando ognuno di loro, ed alla squadra che si è letteralmente lanciata fra le loro braccia.
Vedere, prima della partita, decine di appassionati giunti da Trieste mischiati agli amici veronesi accorsi per l’occasione festeggiare attorno ai chioschi sotto il Bentegodi ed il palazzetto scaligero riconcilia con lo sport, e nella giornata in cui Trieste sconta il suo primo giorno di punizione non è affatto poco.
Parlare delle prestazioni dei singoli stasera, con cinque giocatori in doppia cifra (e Brown che sfiora di pochissimo la tripla doppia) ha davvero poco senso, se non per cercare di intuire come la squadra deciderà di riassestarsi per la serie dei quarti di finale.
Contro Brescia (sempre che siano i lombardi a costituire il primo ostacolo) servirà molta fisicità nel pitturato, per cui è abbastanza probabile che Christian decida di affidarsi ad entrambe le torri americane spostando Candussi nello spot di “4”: contro Sassari Candu si è alternato con Uthoff ed ha speso lunghissimi minuti in campo sia con Johnson che con Kelley, soluzione che durante il campionato si è vista molto raramente.
In tal caso bisognerà capire che americano escludere, anche se pare abbastanza scontato che possa essere Sean McDermott.
Scelta difficile e dolorosa, dal momento che l’ex capitano di Varese è un ottimo difensore ed è anche probabilmente il miglior tiratore in dotazione.
Ma per iniziare a pensare al quarto di finale c’è ancora un po’ di tempo. Intanto, da trascorrere seduti con una vasca di popcorn a godersi con il telecomando in mano questa pirotecnica ultima giornata, che apparecchia davvero una serie di incroci tutti da godere, a cominciare dal big match di Bologna fra Virtus e Shark che deciderà primo e secondo posto.
E poi, l’impegno casalingo di Brescia contro Treviso, con i lombardi che non possono fallire il riaggancio con Trento (vincitrice nell’anticipo a Napoli) ed una fra le due attuali battistrada.
Indipendentemente dalla griglia che scaturirà al quarantesimo minuto, saranno loro le prime quattro, quelle che godranno del vantaggio del fattore campo nel primo turno.
Milano è sicuramente quinta ed attende come Trieste i suo destino, così come Reggio Emilia, sicuramente settima anche se non dovesse riuscire nella non impossibile impresa di superare Pistoia in casa.
Venezia, infine, da ottava avrà il non semplice compito di tentare di eliminare la prima in classifica e candidarsi così a mina vagante dei playoff.
Poi, da lunedì, nella speranza che i due infortunati siano stati effettivamente tenuti solo a riposo per precauzione, inizierà il percorso di avvicinamento a Gara1. Un anno fa, di questi tempi, al solo pensiero molti di noi scuotevano la testa sorridendo.
E’ un errore di valutazione che nessuno commetterà più.
(diritti riservati TSportintheCity)
Crediti: foto Panda Images
Ph. Antonio Barzelogna