Biondi BBA giudicare dal calore e dall’affetto che il pubblico triestino a fine concerto gli ha tributato, lo spettacolo offerto dal quarantaquattrenne cantante catanese ieri sera al teatro Rossetti è stato all’altezza delle aspettative. Eppure, c’è voluta una buona parte di concerto, un’ora circa, affinché si potesse creare quella sinergia e quella magia che solo gli spettacoli dal vivo sono in grado di offrire rispetto all’ascolto di un normale – si fa per dire – disco o cd di musica. Vero è che, per la prima parte dello show, iniziata un po’ in sordina, Mario Biondi non è riuscito appieno a trasmettere quelle emozioni che la sua voce e le sue canzoni sono in grado di offrire per riscaldare il cuore e far vibrare le corde dell’animo degli spettatori di un teatro gremito per le grandi occasioni. Ogni cantante, infatti, ha il suo carattere e le sue caratteristiche e i fans lo apprezzano anche per questo. Ci sono quelli che non smettono mai di parlare, anche a sproposito lanciandosi persino in inopportune analisi politiche, altri che invece non spiaccicano una parola, impegnati come sono a recitare il loro repertorio, uguale sera dopo sera. Così, solamente dopo un’ora dall’inizio del concerto, sul palco arriva finalmente quel vero cantante in grado di fare la differenza, al di là della sua voce, calda e sensuale, che lo ha reso unico in Italia permettendogli di scalare le classifiche di musica di tutto il mondo. Più di venti i brani eseguiti nelle due ore di concerto, di cui una parte tratti dal suo ultimo lavoro “Beyond”, pubblicato nel maggio di quest’anno e che dà il nome al tour oramai da molti mesi in giro per il mondo e dagli ottimi riscontri ai botteghini e di pubblico. Si inizia in perfetto orario con “Open up your eyes” seguita a ruota dalla bellissima “Night shift” che fu al secolo dei Commodores, quindi con “Serenity” e “Rio” di Randy Crawford, in versione rigorosamente blues e dal ritmo incalzante. E’ con “My Girl”, canzone al secolo dei Tempations, che finalmente lo spettacolo da gradevole diventa invece più intenso, grazie appunto all’interazione con il pubblico e a un ritmo decisamente più sostenuto. Così, dopo un Funky staff, eseguito alla perfezione dalla band che gli concede il tempo per l’unico cambio d’abito – il cantante aveva iniziato lo show in un completo d’abito broccato di seta e traslucido con una camicia bianca dal colletto all’insù e cappello borsalino in testa – e dopo qualche ammiccamento in più con il pubblico di Trieste, ecco proposte un’altra decina di canzoni tra cui spiccano “Be Lonely”, “Over the worls”, “Ecstasy” prima dell’ultima – anzi penultima – e conosciutissima hit “This is What you are” composta e portata al successo nel 2006. Già, la penultima, perché a Natale, tra bisticci in famiglia per regali riciclati e luoghi comuni a parte, Mario Biondi si congeda con un fuori scaletta, una canzone natalizia dedicata al pubblico triestino.
Alla fine, ha vinto la buona musica e, a giudicare appunto dal calore e dall’affetto e dalle strette di mano sotto il palco, di questa serata e di questa voce unica – non a caso definito il Barry White della musica italiana – rimarrà comunque un buon ricordo.
Buon Natale a tutti.

Roberto Alessio