Loreena McKennitt al Politeama Rossetti

foto di Fabrizio Caperchi

di Cristiano Pellizzaro per Radio City Trieste
I tour unplugged, con sezioni di archi o in formazione ridotta, ultimamente sanno essere delle formule un po’ troppo adoperate pur di richiamare pubblico, e rischiano di offrire esibizioni insipide, svilite e di conseguenza senza senso.
Fortunatamente nel nostro caso la matrice musicale e tradizionale consentono un ritorno alle origini senza correre troppi rischi.
Nel corso della sua parabola artistica lunga ben trentadue anni Loreena McKennitt è partita dalla musica tradizionale irlandese per poi metterci dentro un po’ di rock e tanto sapore orientale, fino ad un ritorno da dove era partita.
Ci aveva abituati a lunghi viaggi in terre lontane raccontando di personaggi mitici o semplicemente facendoci immaginare sulle note delle sue composizioni, gli itinerari dei suoi viaggi.
Ogni disco una nuova avventura, ogni tour una vera esperienza dove un’autentica orchestra fondeva e diffondeva sonorità da sogno. Questa volta però la dimensione è stata rivista e per poter dare vita a questo tour dal titolo Loreena McKennitt – A trio performance (portato a Trieste al Teatro Rossetti da Barley Arts e Zenit srl), si è deciso per uno spettacolo contenuto che allo stesso tempo ha creato un’atmosfera coinvolgente per un pubblico a dir poco caloroso ed entusiasta.

Loreena McKennitt al Politeama Rossetti © Fabrizio Caperchi Photography / La Nouvelle Vague Magazine

foto di Fabrizio Caperchi

Per poter fare questo Loreena McKennitt ha sapientemente rovistato nel baule delle sue composizioni e riproposto ventuno brani divisi in due set per un totale di due ore e mezza circa di spettacolo. Lei, al pianoforte ed arpa celtica oltre che alla splendida voce ancora in piena forma, ha scelto di tuffarsi in questa nuova avventura assieme a due dei suoi fidati collaboratori da oltre vent’anni: Caroline Lavelle al violoncello, organetto, flauto e voce, e Brian Hughes all’oud, bouzouki, chitarre acustiche ed elettriche, dalle quali ha magistralmente tirato fuori suoni decisamente necessari per atmosfere epiche indispensabili a questa serata, lasciandosi andare in modo adeguatamente contenuto negli assoli di The Bonny Swans e Stolen child.
L’assenza delle percussioni ha obbligato l’esclusione dalla setlist di brani come Huron ‘Beltane’ Fire Dance, Marco Polo e The gates of Instanbul, non sono mancati invece All souls night, The dark night of the soul, Dante’s prayer e The mummer’s dance.
Una standing ovation da teatro esaurito, proseguita il giorno successivo sui social tra foto del dopo concerto assieme all’eroina canadese e commenti del tipo “Serata indimenticabile! Da tenere buona per i momenti difficili”.
Non era la prima volta che la McKennitt suonava in Regione, l’ultima sua apparizione è stata nel 2008, il suo unico concerto a Trieste nel 1998 alla Sala Tripcovich. Speriamo di non dover aspettate tanto altro tempo per il suo prossimo passaggio qui da noi.